mercoledì 28 novembre 2012

[Dal libro che sto leggendo] Fallaste Corazon

Immagine presa da qui


Sono talmente brevi questi racconti che ve ne inserisco uno intero ovvero il primo. Come già detto (recensione qui), è una specie di ricettario per vivere meglio la vita, vecchi insegnamenti che ci fanno riflettere per la morale che sembra far capolino dietro ogni storia.
E' un libro piacevolissimo da scorrere e si legge in un soffio. Assolutamente imperdibile.
Buone letture,
Simona
IL BRUCO
Ero adolescente quando mi ammalai di tubercolosi: si pensava allora che l'aria di mare della città in cui abitavo nel sud d'Italia ed il caldo estivo nuocessero alle persone di salute delicata. Per questa ragione i miei genitori, nonostante le difficoltà finanziarie in cui si trovavano per la guerra recente, mi mandarono l'estate in montagna.
Mai ero stata lontana dalla città in cui ero nata, questa partenza solitaria per i luoghi del nord ebbe perciò subito il carattere di un viaggio simbolico: partivo non per vacanze sportive o per piacere - ché io preferivo di gran lunga un' estate al mare - in luoghi di vacanze sportive e di piacere fra gente che non conoscevo e che non avrei rivisto.
Arrivata in "montagna" presi la decisione di fare al mattino una passeggiata di un' ora. Non amavo vagabondare e tanto meno da sola, ma un senso di riguardo per i sacrifici che i miei cari affrontavano, farmi respirare l'aria buona di quelle altezze, mi spingeva a partire ogni giorno per una veloce camminata salutare. Andavo a passo spedito, come se questo fatto accorciasse il tempo da me stessa stabilito, a testa bassa senza guardarmi attorno e pensando ai casi miei.
Una volta, durante una di queste gite solitarie, mi imbattei in un bruco. Era di straordinaria grandezza e di straordinari colori e lento procedeva lungo il bordo della strada. Contrariamente alle mie abitudini mi fermai a contemplarlo, affascinata dal rosso e dal blu del suo pelo e dalle sue dimensioni: era infatti due o tre volte più lungo e più grosso di un normale bruco. Molto presto però mi accorsi che la caratteristica più vistosa di questa meravigliosa creatura era il suo comportamento. C'era infatti un fare patetico nella sua andatura che suggeriva uno stato di grande infelicità: avanzava a fatica, come se trasportare quel corpo sgargiante fosse un compito ingrato a cui conveniva rassegnarsi. Il capo, grande come un comune dado da gioco, era ben distinto dal resto del corpo composto di elementi articolati che ondeggiavano indipendenti gli uni dagli altri. Sulla carne molliccia i peli colorati spuntavano ai lati di una corazza bronzea e brillante; ma più che protettiva tale corazza sembrava essere un ulteriore fardello che aggravava la condizione già oppressa del bruco. Questi avanzava spostando la testa a destra e a sinistra con aria petulante e accorata. Mai avevo veduto un bruco così.
Mi resi conto, con un senso di allarme, che si accingeva ad attraversare la strada richiamato da chissà quali umilianti impegni e apparentemente inconsapevole dei pericoli ai quali andava incontro. Sembrava però ben determinato e io volli provare a impedirglielo opponendo l'ostacolo, a mio parere insormontabile, del mio scarpone di montagna lungo il suo cammino. La grossa testa fece l'abituale gesto sconsolato a destra e a sinistra come per dire: «Così va il mondo» e l'animale si preparò ad aggirare pazientemente l'intoppo.
Credo di aver già detto che non ero di quelle ragazze che si affacciano sui ponti per seguire il corso dei ruscelli con un filo d'erba in bocca e l'aria sognante o intente a guardare la natura attorno. lo tendevo a tirar via, e consideravo quelle passeggiate un noioso dovere. Ma quel giorno qualcosa mi tratteneva, cioè era proprio il bruco che mi tratteneva, enorme, e nonostante la sua clamorosa bellezza, ripugnante e anche irritante per le sue arie da vittima. Dal bordo della strada rimasi immobile a guardarlo mentre procedeva più spedito, la bella peluria variopinta inzaccherata.
All'improvviso fui presa da una forte agitazione. Il cuore mi batteva, sapevo che stava succedendo qualcosa di terribile. Vidi dopo un attimo comparire da lontano, traballante in una nuvola di polvere, un' automobile che procedeva a ritmo lento.
Onestamente io so che avrei potuto evitare quello che poi accadde. Invece rimasi inchiodata al suolo atterrita ad assistere all'inevitabile da testimone impotente e inutile. Vedevo che l'automobile si avvicinava. Assurdamente fino all'ultimo pensai che l'autista avrebbe notato il bruco e che avrebbe evitato di schiacciarlo. Ma questo non avvenne. Il bruco aveva raggiunto il centro della strada e fu investito in pieno da una delle ruote dell'auto che proseguì inconsapevole. Io ebbi l'impressione di uno schianto, di un avvenimento devastante come se non della morte di un semplice verme si trattasse ma di un essere assai più muscoloso e consistente. La sensazione di consistenza la davano i frammenti schizzati attorno che liberati da ogni significato formale rivelavano la sconcertante bellezza del loro tessuto colorato, minimi straccetti rossi e blu. La testa e il corpo mutilati si torcevano affrancati dal peso dei rimorchi così pesanti e gravosi. Alla fine rimasero immobili.
L'avvenimento non aveva i presupposti logici della tragedia eppure mi colpì profondamente sconvolgendo le mie personali gerarchie riguardanti i tempi e la materia del dolore. Rimasi a gironzolare a lungo sul luogo dell'incidente non riuscendo a staccarmi da quel posto.
Alla fine del mese, tornata in città, raccontai l'episodio al mio amico del cuore che dopo un attimo di silenzio commentò freddamente: «Fosti tu a uccidere il bruco ». Cercai di difendermi, di giustificarmi, non avevo mai avuto cattive intenzioni nei riguardi del bruco però lui insisteva e mi accusava in stato di crescente furia: « Sì, sì, tu l'hai ucciso, non solo perché non hai impedito in tempo che l'auto lo schiacciasse, ma perché avevi creato una tale situazione di attesa, una tale tensione drammatica che le cose non potevano che andare a finire così ». 
Nei giorni che seguirono litigammo ancora a causa del bruco e dopo qualche tempo non ci vedemmo più.

Questo brano è tratto da:

Fallaste Corazon
Isabella Ducrot
Il notes magico edizioni, Ed. 2012
Collana "La Biblioteca di Mercurio" 
Prezzo 8,00€

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