venerdì 19 luglio 2013

Come fu che imparai a leggere...(e come, più tardi, ho ritrovato la passione)



Una delle vecchie antologie di una delle mie nonne
Fonte: LettureSconclusionate

Oggi si tratta di una risposta e non di una recensione (ma va?) e, in questo, faccio riferimento ad un post di Daniele Bergesio pubblicato su Letteratu.it che ha come titolo Come ho imparato a leggere e il post di Elena Tamborrino che trovate qui: ExLibris. Appunti di una lettrice disordinata.
Come avevo accennato nei commenti in coda, la mia esperienza è ben diversa e, in più, chi di sconclusionati appunti ferisce, di sconclusionati appunti perisce (sono o no la lettrice sconclusionata??!!). Quindi vi propongo la mia esperienza, con un titolo rivisto e corretto: Come fu che imparai a leggere...(e come, più tardi, ho ritrovato la passione).

La definizione standard di mia madre della sottoscritta è sempre stata: "Se non avesse un libro sottomano leggerebbe di tutto, compresi i bugiardini delle medicine!". Ecco, per me, leggere era una necessità perché, finiti i compiti e esaurita la mezz'ora di televisione (e non avendo sempre la possibilità di uscire), le alternative erano poche: o menarsi con mio fratello minore (che prevedeva conseguente castigo e possibili applicazioni de "la tecnica sistematica dello sganassone" come la chiamava mio padre) o saccheggiare la grossa libreria che avevo in stanza i cui libri, da mia madre, erano stati disposti ad arte: in alto quelli non adatti ai bimbi e a portata di mano quelli che avremmo potuto leggere anche noi. In più, tanto per rendere facile la situazione, ero anche nipote di una maestra* di scuola elementare il che, per chi non avesse mai provato l'esperienza, comportava il gioco del "dettato" o del "riassunto". 
Questo ha comportato che:

1. A Natale e ai compleanni, nonché alla comunione io chiedessi sempre libri. Sono sempre stata allergica ai gioielli (all'epoca a qualsiasi occorrenza ti regalavano i cerchietti d'oro, che io chiaramente non ho mai messo!), non ho mai avuto i gusti di una bambina "da favola" con tanto di boccoli e fiocchetti. Ero l'orgoglio dei miei quando alla comunione chiesi solo ed esclusivamente libri in regalo (probabilmente avevo già la praticità di pensare che un libro lo puoi sempre aver sottomano e ti risparmia vestiti imbarazzanti!). L'aver una libreria in camera - e l'esser stata sempre una ragazzina con la difficoltà ad addormentarsi- ha anche comportato il fatto che la saccheggiassi in cerca di qualcosa per passare il tempo, sia di giorno che di notte, quindi, finita tutta la saga di Piccole donne, un paio di libri di Jules Verne e una rilettura ad una versione di Pinocchio - troppo ingombrante per i miei gusti - ho cominciato a spaziare. A parte i classici tipo la Austen, mi capitò un volume che mi sembrava "da grandi": copertina rigida telata con bordo in finta vera pelle e i caratteri incisi in oro che recitavano "La figlia del capitano". Questo ultimo libro l'ho letto per avere la soddisfazione di aver portato a termine un libro che aveva l'aria di essere "importante", salvo poi scoprire, moooooolto più tardi, che l'autore, ovvero Puskin, era uno dei grandi scrittori russi ; accadde più o meno quando mi fecero notare che "Orgoglio e pregiudizio" era un classico (cosa assai strana per me all'epoca che reputavo "classico" una pecetta appiccicata ai libri "noiosi") e che  Jane Austen non era l'ultima delle sprovvedute inglesi.

2. Ha anche comportato che i miei obiettivi diventavano sempre più sfidanti, ma non avevo l'attenzione per andare oltre le 150 pagine e mi domandavo come facessero gli adulti a leggere libri tanto grandi. Ma non è stato molto d'aiuto a scuola  questo fatto leggere tanti libri perché, se da un lato mi permetteva di crearmi una mia opinione, dall'altro le mie insegnanti d'italiano non hanno mai ben accettato le mie idee e tanto meno le mie simpatie o antipatie per questo o quello scrittore. E visto che mia madre ha sempre ascoltato dubbi o pensieri (specie se riguardavano ciò che leggevamo) e mia nonna ci stimolava ad elaborare i concetti, mio padre ci interrogava spesso e volentieri, era difficile non crearsi un proprio modo di vedere alle cose e al mondo e allo stesso tempo ci obbligava ad avere due facce: una supina che cerca di mandare a memoria i concetti graditi alle prof e una tutta personale. Manzoni , ad esempio, riusciva nell'arco della giornata a passare dal "grande autore" a quello che aveva scritto un romanzo con quella donna che si faceva sempre mettere i piedi in testa da chiunque (all'epoca e anche oggi "i Promessi sposi" per me son sempre stati "un classico" con l'accezione di cui sopra!).

3. Ci trasferimmo in provincia di Lecco, a Merate, dalla città al paese di provincia fu una vera scoperta. Potevamo uscire senza nessun problema avevamo un sacco di impegni all'oratorio con i nuovi amici, le ricorrenze. Avevo anche una stanza più grande e una televisione ereditata da mia nonna. Potrei ipotizzare che fosse una delle prime dalla messa in vendita di questi apparecchi. Per accendersi ci metteva un paio d'ore; prima c'erano quelli che io chiamavo i coriandoli quindi si vedevano le righe verticali che andavano verso sinistra, poi verso destra,  infine le righe che andavano su e giù e, dopo due ore di attesa, finalmente riuscivi a vedere qualcosa: Il Maurizio Costanzo Show! :( 
Quindi i libri vennero messi da parte, avevo altre cose da fare e da vedere, e libro stava a significare una sola cosa: compiti!

4.Come ho ritrovato la passione. Dopo 4 anni sono tornata a vivere a Roma, per la precisione prima a Frascati e poi a Rocca di Papa ai Castelli Romani. I primi anni non furono facili. Per i brianzoli eravamo i romani (all'epoca gran complimento altrimenti ti chiamavano "terun") per i miei nuovi compagni eravamo milanesi perché avevamo una cadenza identificata come "milanese". Non essere né carne e né pesce non era una gran cosa e così nei viaggi in autobus da scuola a casa, che spesso facevo da sola, cominciai a leggere di nuovo. Il libro era un ottimo compagno e non faceva caso al mio accento. Ricordo ancora oggi il libro scelto per ricominciare a leggere "Radici" e non era preso a caso: era un tomo (quindi una sfida), era un libro che aveva ispirato uno sceneggiato che però io non avevo mai visto e infine trattava di un argomento che mi interessava. Finito quello, saccheggiai tutta la libreria di mia madre per cercare altri libri in argomento. E fu così che incominciai con le letture concatenate per tema. Consapevole dell'impossibilità di leggere tutto in argomento, le mie letture tematiche non hanno mai fine, ma sono sempre aperte ad accogliere un altro tassello al gruppo già letto.
Ne ho aperti altri nel tempo, ci fu il periodo delle caste indiane e della religione Indù con "Padiglioni lontani", poi quello della religione musulmana con "Vendute!" e via dicendo. Ce ne fu uno in particolare che definirei "illuminato" in cui mia madre gestì i miei dubbi sull'aborto in maniera eccelsa, quando mi capitò di leggere "Le regole della casa del sidro". Devo ammettere che sono orgogliosa di avere una madre così ancora oggi! Nulla mi fu imposto, ma mi fu permesso tramite confronti adulti di farmi una mia idea.

5.La parte dei leoni, in questo periodo, l'hanno fatta anche i gialli, scoprii la Christie, e i libri "d'amore" - ebbene sì, anche io che sono romantica come una lapide funeraria, ho passato questa fase - grazie ai romanzi di Liala che trovavo in giro per casa. E poi vennero i Follett e tanti autori, in particolare americani, perché mia madre ha sempre letto di tutto ma amava in particolar modo la letteratura straniera e quindi mi capitava di leggere veramente di tutto.

I libri, in sostanza, sono la colonna sonora della mia vita. Ricordo, per alcuni, anche dove li ho letti, lo stato d'animo che avevo e via dicendo. Ancora oggi ho gli stessi occhi per i miei scaffali, divido i libri letti da quelli da leggere e mentre quelli non letti sono disposti alla rinfusa, perché sia il fato a decidere la lettura successiva, quelli già finiti sono ordinatamente esposti con una disposizione in ordine alfabetico (che nessuno si aspetterebbe da una sconclusionata come me): Editore-->Autore-->Titolo. Probabilmente, di vere e proprie letture per bambini ne ho fatte poche, ero spinta dal desiderio di emulazione di mia madre, ma non me ne sono mai pentita. Tutt'oggi ringrazio lei, mio padre, mia nonna grazie ai quali questa passione è iniziata e Gegè e miei fratelli, nonché gli amici che la mantengono viva con i consigli e con i regali. 

Caro Daniele, così fu che imparai a leggere e successivamente ritrovai la la passione. Da quando "ritrovai la passione" non sono più uscita senza avere un libro in borsa e oggi riesco anche a camminare leggendo!

Simona Scravaglieri

Una cosa a favore di mia nonna però la devo dire: conservava alcune delle antologie che usava a scuola e il verso della poesia che trovate come titolo di questo blog l'ho trovato che ero proprio piccola, mentre scorrevo uno di questi mini-tomi. Mi colpì al punto tale che, non ritrovandola proprio più, ricordavo il verso anche in una versione sbagliata:
"Non domandarci la chiave
che mondi possa aprirti..."
Solo al liceo la ritrovai ma ancora oggi mi confondo e metto chiave al posto di formula!


Fonte: Scienza e Salute

2 commenti:

  1. Post delizioso. È bello scoprire un pezzetto alla volta il mondo della lettrice sconclusionata!
    Sicché non sono l’unica ad avere libri letti da una parte (distinti per aree geografiche) e libri da leggere nell’altra (anch’io in modo sconclusionato)!

    P.S. Grazie per la dritta sulla libreria di Frascati. Ci sono passata davanti un paio di volte ma era irrimediabilmente chiusa. Dovrò farci una passeggiata di sabato.

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  2. Ciao! Non sei l'unica ad avere tale suddivisione tra sconclusionato e letto :D Riflettendoci forse facciamo così per avere la comodità di ritrovare i libri letti. Per me all'inizio era un gran problema individuare dove avevo messo questo o quel libro. Il mio problema è che un libro a volte può istigare la lettura di altri e allora deve essere rintracciabile per essere consultato (anche perché tale consultazione può avvenire anche molto tempo dopo averlo letto perché dipende da quanto ci metto a reperire gli altri titoli!).

    C'è stato un periodo che anche io avevo intenzione di suddividerli per aree geografiche, anzi mi ero messa in testa di suddividerli per paesi; nel pensare la nuova distribuzione poi mi sono capitati un sacco di autori originari di un'area o uno stato che però avevano lavorato in giro per il mondo e a quel punto era difficile allocarli. Per esempio Herling è polacco ma ha lavorato a Londra poi in Spagna per poi stabilirsi in seconde nozze a Napoli (si era sposato con la nipote di Croce). Stessa cosa avverrebbe per Henry James nato in America e poi trasferitosi in Europa e in particolare da un certo periodo in poi in Inghilterra dove ha anche avuto un'onorificenza per la sua opera. Tu come ti comporti in questi casi? Sono curiosa...perché il non poter fare questa suddivisione l'ho un po' vissuta come una sconfitta!

    Felice che tu ci possa andare a Frascati, non mi chiedere il perché ma solo gli Adelphi si trovano a questi prezzi strepitosi. Se trovo altre occasioni in giro ti faccio sapere!
    Ciao mia cara,, e buon we,
    Simona

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