mercoledì 19 ottobre 2016

[Dal libro che sto leggendo] Chi perde paga

Fonte (immagine di sfondo): W-Dog-Net



In questo caso il dilemma è: ho trovato più giustificazioni di quante Holden&Company fosse disposto a dare a King, o forse no? A lui non è piaciuto, a me, tutto sommato confrontandolo anche al precedente MR. MECEDES, non è dispiaciuto. Premettiamo che:
- questi sono i primi libri di King che leggo nella mia carriera di lettrice;
- ho letto saghe in passato, i cui libri "di mezzo" avevano lo stesso peso dello stacchetto delle veline fra la notizia di un disastro e quella di un altro.

Quindi a me , in fondo, non è dispiaciuta. E' una storia di mezzo che regge e che si stacca, non troppo, da quella preesistente permettendo al contempo di sbirciare nella stanza dell'istituto psichiatrico di MR: MERCEDES e di distaccarsi un po' dalla trama principale ,con una storia secondaria un po' diversa. Ecco un po', non troppo, ci sono sempre questi fratelli salvatori della patria che si oppongono ai figli unici brutti e cattivi. 

Morris, è stato a contatto con Rothstein e ha avuto tra le mani gli scritti che egli ha prodotto negli anni in cui si è ritirato dal mondo. Venti anni dopo finiscono nelle mani di un ragazzino che, grazie a quei quaderni, vede crescere la sua passione per i libri e la critica. La storia alterna i punti di vista di Morris e quelli del giovane Peter, con un finale, ad un certo punto, un po' scontato (in continuità con la trama e non come svolgimento) che però non perde l'accezione del thriller perché non è allungata e diluita come succedeva nel libro precedente.

Gli ho dato un po' più della sufficienza, perché davvero mi aspettavo una cosa catastrofica e invece è comunque stata una lettura piacevole.
Vi lascio sbirciare nelle prime pagine e vi rimando alla recensione che farò per il giudizio finale,
buone letture,
Simona


1978


«Svegliati genio.»

Rothstein non ne aveva la minima intenzione. Il sogno era troppo bello. Come protagonista, la moglie numero uno mesi prima che si sposassero, diciassettenne e perfetta da capo a piedi. Nuda e baluginante. Erano spogliati entrambi. Lui aveva diciannove anni, le unghie sudicie, ma lei non ci aveva mai badato, almeno non allora, perché adorava la mente piena di fantasticherie di Rothstein.
Confidava nella sua immaginazione ancora di più di lui, e non a torto. La donna rise, allungando la mano verso l'appendice del marito ritta sull'attenti. Rothstein cercò di non arrendersi, ma qualcuno lo scrollò per il braccio e il sogno scoppiò come una bolla di sapone.
Non era più un diciannovenne che abitava in un bilocale del New Jersey, ma un quasi ottantenne in un cascinale del New Hampshire, dove sarebbe stato sepolto come da testamento. Nella sua stanza da letto c'erano tre uomini coperti da passamontagna, uno rosso, uno blu e uno giallo canarino. Non appena si accorse, si sforzò di convincersi che fosse un altro sogno (quello dolce prima di trasformarsi in un incubo, e non sarebbe stata una novità), ma poi lo sconosciuto gli lasciò il braccio e afferrò la spalla, scaraventandolo a terra. Rothstein sbatté la testa con un lamento.
«Vacci piano», disse Giallo. «Vuoi che perda i sensi?»
«Guarda qui», indicò Rosso, «Il vecchio ce l'ha duro. Doveva essere un sogno meraviglioso.»
«Gli scappa solo da pisciare», soggiunse blu, che lo aveva strattonato. «A questa età non si rizza per nient'altro. Mio nonno...»
«Zitto». intimò Giallo. «Chi se ne frega di tuo nonno.»
anche se confuso e ancora nel dormiveglia, Rothstein capì di essere nei guai. Tre parole gli si affacciarono alla mente: violazione di domicilio. Alzò lo sguardo sul terzetto comparso in camera con la testa che gli doleva (sul lato destro sarebbe sbocciato un livido enorme a causa degli anticoagulanti), il cuore di carta velina a martellargli contro la parte sinistra della gabbia toracica. Gl sconosciuti incombevano su di lui, indossando guanti e anonimi giacconi a scacchi sotto quei passamontagna da incubo. Tre intrusi, e lui era lì sperduto in mezzo ai boschi.
Rothstein si costrinse a raccogliere le idee, cacciando gli ultimi scampoli di sonno e pensando all'aspetto positivo della faccenda: se non volevano mostrarsi in volto, erano intenzionati a asciarlo vivo.
Forse.
«Signori...» borbottò.
Giallo scoppiò a ridere, drizzando i pollici in segno di approvazione. «Ottimo esordio, genio.»
Lui annuì come davanti a un complimento. Lanciò un'occhiata alla sveglia su comodino, accorgendosi che erano le due e un quarto di notte, per poi fissare di nuovo Giallo, probabilmente il capo della banda. «Non ho molti soldi, ma prendeteli pure. Basta che ve ne andiate senza farmi del male.»
Una forte raffica di vento soffiò le foglie autunnali contro l'ala ovest della casa. La caldaia si accese per la prima volta da mesi. Ma non era appena passata l'estate?
«In base alle nostre informazioni, ne hai parecchi», intervenne Rosso.
«Silenzio.» Giallo porse la mano a Rothstein. «Tirati su dal pavimento, genio.»
Lui accettò l'aiuto, alzandosi barcollante, per poi sedersi sul letto. Pur respirando a fatica, si rese conto del suo aspetto (l'autoconsapevolezza costituiva una via di mezzo tra una fortune e una sventura che lo aveva accompagnato per l'intera esistenza). Doveva dare l'impressione di un vecchio bacucco con il pigiama blu che gli ballava addosso e i capelli ridotti a un paio di ciuffi bianchi sopra le orecchie, Ecco come si era conciato lo scrittore comparso sulla copertina del Time quando JFK era stato eletto presidente: JOHN ROTHSTEIN, IL GENIO MISANTROPO A STELLE E STRISCE.
Svegliati, genio.
«Prendi fiato», continuò Giallo. Sembrava premuroso, ma Rothstein non si fidava. «Poi ci sposteremo in salotto, dove discuteremo da gente normale. Senza fretta. Con tranquillità.»
Lo scrittore respirò a fondo, con calma, e il cuore di placò un attimo. Cercò di pensare a Peggy con il suo seno a coppa di champagne (sobrio ma perfetto) e le sue lunghe gambe lisce, però il sogno era scomparso proprio come lei, ormai una vecchia megera che abitava a Parigi. Grazie ai soldi di Rothstein. Almeno Yolande, il suo secondo tentativo di matrimonio felice, era morta e non pretendeva più gli alimenti. Rosso uscì dalla stanza e cominciò a frugare nello studio, aprendo e chiudendo cassetti. Qualcosa cadde a terra.

Questo pezzo è tratto da:

Chi perde paga
Stephen King
Sperling & Kupfer, ed. 2015
Traduzione a cura di Giovanni Arduino
Collana "Pandora"
Prezzo 19,90€ 

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...