martedì 1 novembre 2016

#RegalamiUnRacconto il racconto vincitore: "Martedì", l'amico di Murakami



Fonte (immagine di sfondo): Spazio cibo


E siamo finalmente arrivati al racconto vincitore che, caso ha voluto, fosse anche l'ultimo dei due dell'amico di Murakami. Chiaramente, visto che io e lui la pensiamo allo stesso modo, a lui questo racconto proprio non piaceva, l'ha mandato solo per fare "numero" e infatti per me, e la giuria di qualità, ha vinto. Questo mi fa pensare che dovrei leggere tutto quello che scrive e che reputa una schifezza e chissà quante chicche si nascondono! Mi insegna un'altra cosa anche che è meglio non stare con lui nella stessa stanza in cui siano presenti dei coltelli... non si sa mai! XD

È un racconto coinciso e preciso e colpisce in pieno il tema del concorso #regalamiunracconto e, anche se lui non è molto d'accordo, il protagonista ricorda un po' l'autore di queste righe - uccisioni a parte s'intende -.

Corre l'obbligo di specificare che i racconti che sono stati mandati dagli autori, nonostante siano pubblicati qui, sono di loro proprietà. E' severamente vietato copiarli, anche se solo in parte o nella totalità, senza la loro espressa autorizzazione. Per informazioni e/o contatti, sarò felice di dare risposte a chi ne farà richiesta a me tramite la mail segnalata nei contatti.

Con questo racconto si conclude la lista di quello che mi è arrivato e che ho letto per #RegalamiUnRacconto, ringrazio tutti e tre i partecipanti e anche coloro che si sono divertiti con me a leggere queste storie. Dovremo riempire i martedì d'ora in poi ma, sinceramente, non ho ancora pesato a cosa possa avere una ricorrenza tale quindi vedremo...

Vi lascio alla lettura di questo splendido racconto comunicandovi che, l'amico di Murakami ha scelto il suo premio che è "L'incubo di Hill House" di Shirley Jackson ripubblicato recentemente, proprio a giugno mi sembra, da Edizioni Adelphi.

Buona giornata e buone letture,
Simona Scravaglieri



Martedì 
Racconto dell'amico di Murakami (alias) 

Mi appoggio, spingo e cerco di avvicinarmi per vedere meglio, l'iPhone in mano per fare qualche fotografia se capitasse l'occasione. Niente: i curiosi sono arrivati tutti prima di me e allora mi sposto, cerco un posto più comodo e guardo da lontano.
La folla spinge ma la polizia tiene tutti alla larga mentre gli agenti fanno avanti e indietro dal portone di via Anguissola. Ogni tanto un poliziotto esce portando via qualcosa e sale su una delle auto, che parte a sirene spiegate. Chiedo alle persone vicino a me se sanno cosa sia successo. Un omicidio, pare, una donna che abitava lì è stata uccisa stanotte o forse ieri; la donne delle pulizie viene tutti i sabati e quando è entrata stamattina l'ha trovata nel letto. Un ragazzo mi informa che è stata accoltellata, ma la signora dai capelli rossi di fianco a lui non è d'accordo: le hanno sparato, dice e i due iniziano a discutere.
Resto lì ancora qualche minuto cercando di ignorarli poi me ne vado, ho visto qualcuno che conosco bene e che sta cercando di parlare con i gli agenti e i vicini della vittima. "Ciao Paola", inizio, "Non adesso, sto lavorando", mi risponde allontanandosi e lanciandomi un'occhiataccia.
Allora decido di mandarle un messaggio, ci vediamo più tardi, prendiamo qualcosa insieme? e per fortuna dopo qualche minuto guarda il suo telefono, poi guarda me, sorride e risponde OK, all'una, giapponese, scegli tu un posto qui vicino.
Manca ancora quasi un'ora e qui nessuno sembra sapere bene cosa sia successo, quindi decido di andarmene; un ciclista si infila in mezzo a noi, cerca di passare, quasi mi investe, alla fine si rassegna e si ferma. Troppa gente e io non reggo la calca: attraverso, mi allontano poi dall'altra parte della strada salgo un paio di gradini a dall'ingresso del negozio di fumetti di fronte scatto un paio di foto con il cellulare. Mi serviranno dopo. Nel frattempo, ho un ristorante da scegliere.
Per fortuna qua intorno ce ne sono tanti.

Paola mi raggiunge dopo molto più di un’ora, ma me lo aspettavo, ormai la conosco. Mi abbraccia, posa la borsa, si siede e tuffa la testa nel menu prima ancora di dire una parola.
"Ciao" inizio. Fa un cenno con la testa e subito dopo alza gli occhi "Ciao" e chiama una cameriera per ordinare. Con lei è facile, è sempre lo stesso: sushi vegetariano, cetriolo o avocado.
Mentre aspettiamo cerco di farla parlare. "Allora? Hai saputo qualcosa che puoi dirmi? A voi giornalisti le cose le raccontano. Di nuovo lui?"
"Sei sempre curioso. Ma a me dicono solo quello che sanno già tutti"
"Quindi è stato ancora lui", insisto "Anche questa ragazza è morta nello stesso modo?"
Intanto iniziano a portarci quello che abbiamo chiesto, ma Paola aspetta un attimo prima di iniziare.
"Sì, come le altre quattro prima di lei. Legate al letto e accoltellate al cuore."
"Ma anche loro avevano appena mangiato vero? Le costringe a mangiare e poi le ammazza".
Annuisce, giocherellando con il cibo con le bacchette.
"Ed è sempre un piatto vegano? Per questo lo chiamate 'Il Killer vegano'?
A questo punto fa una smorfia, vorrebbe dire qualcosa ma si trattiene. "Non mettertici anche tu, non so chi abbia avuto quest'idea, odio quel nome! Comunque... sì. E visto che vuoi i dettagli, questa ha mangiato carote e nocciole e quella prima carciofi, credo. Soddisfatto? Ma adesso basta"
"Scusa" cerco di rimediare, e la lascio stare; poi, appena penso sia un po' sbollita provo a riappacificarmi. "Qualcuno invecchia, la prossima settimana, vero?" dico. Mi guarda, decide di sorridere "Allora? Se anche fosse?"
"Possiamo vederci se ti va, che ne dici?"
"Vado via per qualche giorno, parto mercoledì. Però... se vuoi possiamo cenare insieme prima, ok? Da me."
"Va bene. Io porto qualcosa di dolce, magari. Niente uova, niente latte e niente miele per te, giusto?". Se non altro, approva
Continuiamo a mangiare poi riprendo il discorso, cerco di raccontarle. "Sai la prima ragazza... ti ricordi... la conoscevo anche io, lo sai". Si irrigidisce, poi si rilassa "Ah..., avevate lavorato insieme vero? Non mi ricordavo, non avevo collegato, scusa, capisco che ti abbia fatto effetto e tu voglia saperne di più"
Si interrompe "Devo andare! sono in ritardo! Paghi tu, vero?"
Rinuncio e dico di sì mentre mi saluta e scappa via; poi me la prendo comoda per finire il pranzo e andare a casa.
Il solito tragitto in metropolitana e poi un pezzo a piedi, ma finalmente arrivo. Sento un rumore e mi guardo intorno. Niente. Apro il portone, salgo in ascensore: forse sono nervoso, con tutto il movimento di oggi.
Entro in casa e richiudo la porta, prendo il libro che avevo lasciato sul tavolino e mi metto comodo. Non ho voglia di uscire di nuovo, ma domani dovrò andare davvero a fare la spesa. A preparare. Per Paola.
Apro il libro, riprendendo da dove mi ero fermato. Mi è sempre piaciuto questo vecchio ricettario.
Leggo: Strudel di legumi e verdure, Stufato di carciofi, Torta di carote e nocciole senza uova ah ecco Torta di carruba, forse non è proprio adatta per un compleanno comunque andrà bene lo stesso. Scorro gli ingredienti, faccio mentalmente una lista: farina di carruba, latte di mandorle, olio di semi... penso di ricordarmi. Ho tempo per fare tutto senza fretta per quando ci vedremo. Mi alzo. Prendo il coltello che ho pulito per bene e guardo i riflessi sulla lama. Mi amerai anche tu, Paola. Martedì.

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