giovedì 12 ottobre 2017

"Lizzie", Shirley Jackson - Il tradimento de "La lotteria"...

Eleanor Parker in "Lizzie"
Fonte: Eleanor Parker Blog

E mi piange davvero il cuore a scrivere questa recensione probabilmente perchè, a mia memoria, mai un libro Adelphi mi aveva lasciata più sconcertata e in più perché io, su Shirley Jackson, riponevo un sacco di speranze dopo aver letto "La lotteria" una piccola, ma davvero stupenda, raccolta di racconti. Il problema del libro di oggi è quello che sembra che l'idea geniale sia sfumata ancora prima di arrivare a metà libro. La storia, che avrebbe potuto percorrere strani e tortuosi anfratti della psiche umana contando sulla malattia di un unico personaggio, si sgretola pian piano perdendo tutto il suo smalto risolvendosi in un, per nulla atteso, finale che suona un po' farlocco. Non c'è soddisfazione nell'aver percorso tutto questo viaggio con la nostra Elisabeth e le sue altre proiezioni, perché nessuno dei possibili inferni  paradisi prospettati si rivela un'evoluzione della giovane ma si fa solo notare per poi sfumare in attesa del successivo. 

Elisabeth è la protagonista di questa storia che sembra essere stata scritta immaginandola come tradotta per essere messa in scena. Con lei un medico, riconosciuto psichiatra di valore, e la zia di lei, altera e bisbetica ed egocentrica zitella, sorella della madre di Lizzie. Immaginate un sipario che si apre su una scena di un ufficio di un museo e una giovane ragazza vestita, almeno nel mio personale immaginario, come le sue coetanee degli anni '40. Appoggia la borsetta sul tavolo, si siede alla scrivania e sbircia il tavolo che ha lasciato prima di uscire a pranzo. C'è un foglio con qualcosa scritto sopra, con la mano lo prende per leggerlo con più comodità nel mentre si siede. E' una serie di minacce e, la nostra, non mostra alcun segno di paura ma si domanda chi sia stato a lasciarla lì incompiuta. La riguarda, piega il foglio e lo infila in borsetta; lo porterà a casa e lo chiuderà nella cappelliera dove custodisce, da occhi indiscreti, tutto ciò che ritiene personale e privato. Elisabeth non parla, è schiva e riservatissima, talmente tanto che in ufficio nemmeno notano se ci sia oppure no. Ha perso la madre da giovane e erediterà i soldi lasciati dal padre solo alla sua maggiore età, vive con la zia che ha il compito di amministrare con estrema parsimonia e profitto il suo lascito. Poi un giorno scatta una parola fuori posto, dopo qualche tempo un'intera serata di ingiurie, di cui Elisabeth non ricorda assolutamente nulla. Tutti questi fatti strani per una giovane così educata  convincono la zia che, la nipote, si debba far vedere da un medico visto che oltretutto lamenta dolori vari. E' così che Elisabeth conoscerà il suo psichiatra e che, il dottor Wright, conoscerà tutte le sfaccettature della giovane.

E' in pratica un'evoluzione de "Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr Hyde" questa storia, lì c'era una trasformazione dello stesso protagonista grazie ad una pozione e qui avviene grazie alle sedute ipnotiche. Solo che non sono solo tre Elisabeth quelle che si presentano a Wright ma quattro. Hanno tutte un elemento distintivo: la schiva, la dolce, la birichina e la sboccata. Ecco, per quanto mi riguarda il "thriller" si ferma qui, quando le quattro capiscono che una deve surclassare le altre per continuare ad esistere e il "nero" si era già fermato alla prima descrizione dell'austera carta da parati della casa della zia di Lizzie. Quando finalmente tutte le personalità si manifestano, il tutto diventa più confuso perché le varie voci non sono così riconoscibili e quindi in più punti tocca rivedere tutto il dialogo che si sta leggendo per capire chi sta parlando. In più, mano a mano che la storia va avanti rallenta il ritmo fino a diventare quasi statica in alcuni momenti descrittivi che nulla aggiungono, anzi ammazzano, l'attenzione del lettore. E' in quei momenti che, conoscendo altro dell'autrice, sembra quasi che si sia persa anche lei. Le situazioni stagnano e non vanno avanti e persino una fuga si risolve in un nulla di fatto. Non coglie alcuna occasione di quelle che si creano e quindi la tensione andando avanti scema e diventa difficile proseguire con la lettura.

Ed è un peccato perché l'idea di partenza era davvero accattivante e anche i personaggi sembravano adatti a quello che doveva essere un thriller in continuo crescendo che, nella realtà invece, si risolve in poche azioni e in lunghe descrizioni che non portano ad ulteriori sviluppi. Potremmo dire che questa incostanza nel ritmo è una metafora degli stadi di cura? No, affatto, persino lo psichiatra ad un certo punto perde di credibilità, l'unica che rimane perfettamente nitida e coerente è la zia, sebbene ogni tanto le si metta in bocca discorsi senza senso perché non sono premonizioni di cose che in realtà avverranno. 
Nulla è rimasto della raccolta di racconti che avevo letto tempo fa, non c'è genialità, creatività o capacità di far sentire il gelo dell'ansia anche in una giornata di sole. La penna della Jackson invece diventa noiosa e tortuosa, quasi persa in un mare di strade che non vuole percorrere e decide di rimanere ai margini annichilendo ogni possibilità di rendere tangibili le emozioni dei suoi personaggi.
E' per questo che rimane persistente questa sensazione che sia stato scritto non per leggerlo ma solo per metterlo in scena.

E' un peccato dire che non mi è piaciuto, ma purtroppo è successo. Non è un thriller, non ha nemmeno un'anima nera, ha solo una pesantezza di narrazione e di descrizioni evidentemente non generata come effetto voluto ma che sembra sinonimo di una storia sfumata già prima di finire di scriverla. Così le profondità delle situazioni si annullano diventando immagini bidimensionali e statiche, la storia perde di coerenza e il finale sembra un po' farlocco. Leggerò altro della Jackson, ma questo non entrerà fra i suoi lavori, a mio avviso, fra i più riusciti. Peccato, sarà per la prossima volta.  

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Lizzie
Shirley Jackson
Adelphi, Ed.  2014
Traduzione a cura di L. Noulian
Collana "Fabula"
Prezzo 20,00€


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