sabato 26 maggio 2018

Cronaca della nascita di un percorso di lettura nella casa sconclusionata... #BlogNotesMaggio

Fonte: Radio Deejay

Antefatto...

Perché ora, visto che è da anni che hai inaugurato una sezione apposita? Perché i percorsi nascono e non finiscono mai. Si moltiplicano in tanti rami inferiori e si dividono per temi. Un percorso di lettura nasce per caso e diventa una fissazione; è necessario tenere questa "fissa" da un lato della tua mente senza impedirle di spegnersi ma senza che lei ti modifichi la vita. Il gioco delle parti è riuscire a tenere accesa la fiammella all'infinito perché un percorso di lettura avrà vita lunga, perché ci sarà sempre qualcuno che aggiungerà un punto di vista nuovo, ma non lasciarti surclassare dalla necessità di averte tutto e subito sottomano, altrimenti ne sarai nauseato e abbandonerai la strada maestra. Perché ora, dicevamo... perché quello di cui parliamo oggi è un percorso strano per i miei standard, probabilmente segna un piccolo grande cambiamento, perché cessa di essere solo un percorso di lettura ma diventa multimediale.
Nasce uno strano fine settimana in cui dovevo abbattere tutto lo stress accumulato nei giorni precedenti e le frustrazioni di un lavoro che diventa, giorno dopo giorno, difficile da fare con il sorriso sulla bocca. Come nota di folklore posso dirvi che anche questo blog è nato così, ha mille motivazioni per essere composto in questo modo e non in un altro, ma il primo click nasce dallo stress e dalla frustrazione.

Un'ultima premessa: non sono mai stata una grande appassionata di serie e film, posso dire che un film mi è piaciuto solo se mi ha costretto a sedermi, a lasciare tutto quello che faccio normalmente mentre guardo la TV, per concentrare tutta la mia attenzione su quello che si sta svolgendo. I miei film preferiti sono pochi, sono quelli dai grandi temi o che li evocano. Sono per la maggior parte stranieri e se qualcuno mi chiedesse il nome dell'attore o del registra non lo saprei nemmeno dire. Per le serie sono ancora una utente peggiore. Non amo gli appuntamenti fissi, a meno che non siano loro ad aspettare me, e non ho visto le grandi serie di cui tutti parlano se non "per puro caso". Solo negli ultimi anni grazie, a Netflix e Prime Video, mi sto guardando alcune serie di cui tutti parlano spesso, giusto per capire almeno a chi e di chi parlano i miei coetanei. Non ho mai amato le produzioni di serie e film italiani: non mi piacciono i colori, i temi, quella recitazione fatta in presa diretta che sembra fatta di vuoti pneumatici o di rumori forzati. Ci sono situazioni surreali, tipo la polizia che esce dalla caserma in pieno centro di Roma mettendo la sirena e non trova nessuno... ma quando mai succede? A Roma manco in piena notte! Ma principalmente non ho mai trovato grandissima innovazione e nel tempo mi sono persino disamorata di un intero genere, le "commedie", perché a parte due risate non mi lasciano nulla. Ho sempre trovato le produzioni italiane ingessate da un passato troppo pesante, a cui far riferimento, e alla ricerca, sempre fallevole, di ripetere successi americani inserendoli in contesti che non appartengono a quello stile.
Paura eh? E invece non dovreste! Lo abbiamo detto, succede tutto per caso...

Il fattaccio...

Isabella Ragonese, Marco Giallini
Nel famoso pomeriggio, non si sa per quale motivo, nella mia lista sono finiti due titoli di serie Crime italiane: L'ispettore Coliandro e Rocco Schiavone. Il primo è tornato libero dopo due settimane e 35 minuti, mi perdonino i fan, pallosissimi. Non mi piace l'umorismo di fondo ed è tutto talmente forzato da sembrare finto. Stavo per cancellare anche la seconda serie, quando mi sono detta: "Al massimo è l'ennesima cosa che non ti piace, ma prova!" - quando mi dico queste cose lo faccio con la voce di mia madre quando mi voleva convincere a fare qualcosa che non avevo voglia di fare!-.
Confesso nella prima ora di "Pista nera" ho fatto altro come messaggiare, controllare la lista di quello che mi mancava, mi sono detta "Sì è sempre lo stile Camilleri, pare non si possa far altro, ma almeno con questo non mi viene nemmeno sonno" - sono una brutta persona lo so! - fino ad una scena: Schiavone ha risolto due casi torna a casa la moglie è sul divano e lui si siede all'altro lato. L'inquadratura li riprende entrambi, sono su un divano da due, quindi in un piccolo spazio, ma li divide un cuscino eppure nel tono della voce, negli sguardi, nella postura, anche nei minimi momenti di sistemazione per stare più comodi, i due attori  ricreano un'immagine di intimità di due persone che si amano ma che non necessariamente devono fare le solite cose per dimostrarlo. Non si toccano, la divisione è evidente e c'è per un motivo che se non lo sapete lo scoprirete poi, ma se osservate bene seppur separati lo spazio fra loro non c'è. Ora chi mi conosce sa che sono romantica come una scatoletta di pomodoro lasciata aperta e andata a male, ma la recitazione, in particolare di Giallini, mi ha fermato, cosa alquanto rara come detto. Ho stoppato, sono ritornata indietro e mi sono rivista tutto l'episodio.

È nato!

Al terzo episodio, sapevo che l'attore era Marco Giallini, al quarto che la serie è tratta dai gialli di Antonio Manzini, al quinto mi hanno detto che i gialli in questione dovevano essere sei, al sesto ho scoperto da Wikipedia che sono in effetti 18 tra romanzi e racconti (Manzini ma quanto scrivi? Perdindirindina!) e che volevo leggerli. In particolare, Manzini mi scuserà, vorrei capire se e quanto la trasposizione televisiva e il libro scritto corrispondano perché nel primo caso esce decisamente tanto l'attore principale e se fossero così costruiti mi piacerebbe capire quanto il Rocco Schiavone di Giallini corrisponda all'idea di Manzini e quanto invece ci sia di suo.

Le successive diramazioni

Queste ve le elenco perché sono ancora allo stato embrionale... quindi gioite che non morirete di inedia!
Giallini ha interpretato come attore principale o secondario una miriade di film e serie tv che credo difficilmente finirò. Alcuni sono difficili da reperire, quindi ho cominciato ad andare a ritroso nel tempo cercando qui e lì.

Valerio Mastrandrea
2017 "The Place" questo sì che è un film! La regia è di Paolo Genovese e ho ritrovato anche Valerio Mastandrea, un magistrale Mastandrea a dire il vero - che è uno dei tre attori di cui ricordavo il nome fino ad oggi,  con Cilliam Murphy e Tim Robbins -, in un rifacimento di un soggetto di una serie tv del 2010 "The booth at the end" creata da Christopher Kubasik per un canale canadese. Per chi fosse curioso la serie canadese è disponibile (solo la prima stagione) su Netflix. Il consiglio è quello di vedere prima il film italiano e poi la serie, perché la sintesi che Paolo Genovese e Isabella Aguillar fanno, nella loro sceneggiatura, della prima stagione canadese è decisamente più incisiva e stringente fino a farti sentire davvero "l'ansia della scelta". Il soggetto è interessante: un uomo in un caffè ascolta e scrive quello che, una serie di personaggi, gli vengono a raccontare. L'uomo non è un dio o un diavolo e nemmeno un angelo, è un tramite che connette i desideri di alcuni con i passi da fare per ottenere quello che si vuole. Ma se si va a fondo si possono fare anche altre considerazioni come ad esempio che, in entrambi i casi, film e serie individuano un cluod di persone, desideri e azioni, e questo mondo nicchia in parte al manicheismo. A ben guardare quelli che hanno desideri egoistici devono commettere azioni malvagie quelli che hanno obiettivi più futili le buone, facendo sì che nel cloud la coesistenza dei bene e male sussista in un perfetto equilibrio tenendo in piedi il cloud stesso.
Giallini qui interpreta un poliziotto e un padre e riesce anche in questo caso a rendere il personaggio tangibile, veritiero.  Ma è nei confronti con Mastandrea che entrambi danno il meglio. Sono i momenti quelli più intensi e si vede il feeling dei due attori che trovano, in perfetta sincronia, gli spazi per sottolineare silenzi e parlato con la gestualità e gli sguardi rendendo, insieme all'ottima regia, "The place" un prodotto infinitamente superiore alla serie Tv originaria. Tiè, manco fossi un critico cinematografico! 
Mi chiedo quali siano state le influenze originarie, del creatore della serie e sto cercando di trovare i riferimenti filosofici o narrativi... magari basta porre alla rete solo la domanda giusta! Per ora, una storia così, si sarebbe potuta trovare, per assonanza di tema, in quella grande raccolta di racconti di Gustaw Herling, anch'egli spesso con una visione dal gusto manicheo, intitolata "Diario scritto di notte" e pubblicata per intero solo nella sua lingua madre, il polacco. In quei racconti declinava tutte le forme del male, non tanto per bramosia di conoscere l'oscuro, ma per creare un'ideale enciclopedia che ci aiutasse nel vivere quotidiano attraverso storie che sarebbero rimaste come esperienze nella vita del lettore.


Da sinistra a destra:
Filippo Nigro, Marco Giallini e Pierfrancesco Favino
2012 "ACAB. All Cops Are Bastards". E' il film che ha regalato un ulteriore successo a Giallini come attore poliedrico ma particolarmente portato per i ruoli drammatici. È coprotagonista con Pierfrancesco Favino, che io manco immaginavo potesse rendere bene in un ruolo così visto che per me fino ad oggi era quello che mi aveva fatto morire dal ridere insieme a Crozza ne "Il Padrino e i casalesi", e Filippo Nigro di cui so veramente poco, ma porremo rimedio a ciò probabilmente, per la regia di Stefano Sollima. Il soggetto del film è tratto da un libro di cui si è parlato parecchio in passato quando uscì per Einaudi ma che io ho bellamente ignorato e le motivazioni sono comuni al punto successivo e si possono racchiudere nella parola: "saturazione". Il libro in questione è di Carlo Bonini, stesso titolo del film, e tratta delle vicende di alcuni poliziotti della Celere -si dirà così? correggetemi se sbaglio!- che consumati da una vita fatta di costante violenza ricreano all'interno del loro gruppo le stesse dinamiche criminali e di affiliazione che dovrebbero combattere. Tale dinamica viene solo raccontata a latere dello svolgimento dei fatti, come un commento, un modo per giustificare la violenza. Sono gli stessi meccanismi che caratterizzano la nascita di gruppi criminali. Tocca anche quello che potremmo definire il "crimine dei colletti bianchi", non tanto fissandosi sul potere superiore che sacrifica i suoi uomini esasperandoli come fossero solo numeri, ma nell'ostracismo riservato a colui che ha denunciato con la punizione per la sua partecipazione a determinate azioni. Sono temi cardine nell'analisi delle dinamiche di gruppo, dal gruppo di bulletti del quartiere ad organizzazioni più grandi, e la comprensione di questi meccanismi è essenziale non per punire ma per prevenire certi "giustificativi" che possano decretare la nascita e lo sviluppo di organizzazioni criminali in ambienti compromessi sociologicamente e culturalmente.


2008-2010 Romanzo Criminale la serie e non il film, tratto dall'omonimo libro di Giancarlo De Cataldo uscito nel 2002 e ritornato in auge con le vicende legate al giornalismo di genere sulle mafie e in particolare con la camorra dopo il 2005-2008 e diretta dallo stesso regista di ACAB, Stefano Sollima. E' un saggio romanzato sulla criminalità romana che ho all'incirca dal 2011 e che ancora non ho letto perché quando ci sono arrivata ero appunto al livello di saturazione dell'argomento. E' stato quando finalmente mi sono decisa a scrivere la recensione di Gomorra di Roberto Saviano che mi sono dovuta prendere una pausa da tutte le letture legate a quel genere e a quel mondo, dedicando la mia attenzione ad altro. Il problema è che, per quanto queste storie si possano in un certo modo assomigliare, l'orrore che raccontano è sempre nuovo, almeno nei saggi/romanzi appartenenti al genere e leggerli solo per soddisfare la necessità di intrattenimento, su questi particolari temi, non fa proprio per me. Non avendo letto il libro finora non ho mai sentito la necessità di guardare la serie, ma dopo aver passato un pomeriggio a capire perché quando a Roma vedono per strada Giallini di solito esclamano "A terribbile!!", credo, ma non a stretto giro, che leggerò il libro. Questo riporterà in auge tutte le letture sospese dei libri in tema di criminalità organizzata che stagnano in casa? E' decisamente probabile...

Conclusioni

Il percorso è nato ed è diverso dai precedenti perché si compone di libri, film e serie. Non surclassa i precedenti, ma in qualche caso, come evidenziato, si integra sui preesistenti. Nel mio #VogliamoLeggere ho cercato di presentarvi un modo diverso di leggere, che risponde in gran parte ad una delle domande che più spesso mi vengono rivolte: "Come fai, partendo dal libro di cui stai parlando, a citarne, in maniera pertinente, altri che sono attinenti per tema, tipologia o autore?" La risposta semplice: "Percorsi di lettura" non sarebbe apparsa completa, "Curiosità" - che poi è quella componente che tiene in piedi tutto- nemmeno. Il trucco per ricordarsi tutti i libri che leggi è mentalmente incatenarli, per rimandi o altro. Ti rimarranno in mente le concatenazioni, i temi, le trame, i soggetti e anche gli autori. Percorsi come questi non si chiudono mai come detto, continuano nel tempo e nella vita del lettore, si trasmettono a chi li racconta lui stesso provocando in chi le ascolta magari la voglia di approfondire o anche solo di verificare.
Non voglio dire che il mio metodo funzioni per tutti, ma credo che per molti possa essere un modo diverso per leggere. Devo ammettere che il bello, in particolare, sta nella ricerca di fonti e riferimenti. Ma per quelli che come me fanno liste e poi "fanno o leggono" tutt'altro, questo funziona perché la molla non è "il dovere" ma la "curiosità" di scoprire che guida verso nuovi libri. E' anche un modo per imparare le cose senza annoiarsi e, dietro l'angolo, può esserci una nuova e insperata sorpresa.
Buone letture e buona visione,
Simona Scravaglieri

ALT!!! Ecco il calendario della settimana del #VogliamoLeggere del #BlogNotesMaggio

Lunedi Valentina La Biblioteca di Babele
martedì Irene su Librangolo Acuto
Marcoledì mattina Francesca Gli amabili libri
mercoledì pomeriggio Angela, Giovanni e io qui a Letture Sconclusionate
giovedì pomeriggio da La Leggivendola
venerdì mattina Angela Cannucciari
venerdì pomeriggio con me qui Letture Sconclusionate
sabato mattina Selvaggia Angelica
domenica pomeriggio Giada su Dada Who

Vi invito a seguire sui social tutti i blog e i canali per rimanere aggiornati e in aggiunta vi segnalo anche il blog di #blognotes libri, il Tè tostato di Laura Ganzetti Maria Di Cuonzo, Andrea di Un antidoto contro la solitudine e Diana di Non riesco a saziarmi di libri e Paola Sabatini

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